Sua maestà lo squalo pinna bianca oceanico – atto 1


Non è ancora il tramonto quando arriviamo a Elphinston. Solita sarabanda della shamandura, ma alla fine attracchiamo a Punta Sud. Siamo una delle due barche da crociera (subacquea of course!) ancorate al mitico reef pelagico. Uau. Le onde corte e nervose del Mar Rosso egiziano biancheggiano come una corona intorno all’atollo corallino. Appena più all’esterno il mare diventa subito blu. Intensamente blu. Un blu promettente…

Infatti. Dopo pochi minuti, intorno alla barca appare un Carcharinus Longimanus di quasi quattro metri. Comincia a fare “passaggi” sotto ed intorno alla barca. Con Elisabetta, Sara, ed Alfonso ci guardiamo: un Longimanus!  Enorme! Come intuibile, Alfonso ed io siamo eccitatissimi. Le scimmiette nelle nostre testoline corrose dal sale saltano impazzite.

E’ tardi per un’immersione. Ma io sento che devo fare QUALCOSA. C’è un longimanus lì sotto, io sono sulla barca e non va bene, devo fare qualcosa, me lo dice la scimmietta più schizzata. So che è uno squalo pelagico con una bruttissima fama, e inoltre siamo ormai al tramonto, non è certo l’orario più indicato per un faccia a faccia con un simile bestione.  Ma io voglio entrare in acqua. Devo vederlo da vicino. Voglio il contatto. Lo dico ad Alfonso: lo conosco,  già si immagina delle bellissime fotografie. Tuttavia non è convinto. Ne parlo con le due guide. Susanna, una ragazza sarda tosta come il granito di Capo Testa è tiepidina circa l’dea di entrare in acqua. Tortsten, la guida tedesca fino al midollo, è contrario – ma va? chi se lo sarebbe mai aspettato da un tedesco?

Alla fine prendo una decisione: W gli squali, sento che andrà tutto bene, me ne catafotto del tedesco e di Susanna e di tutti. Alfonso è sopraffatto dalla ragione e rinuncia. Ma, glielo leggo in faccia, si è istantaneamente pentito della sua decisione di non scendere in acqua. Prendo maschera e snorkel e mi calo lungo la scaletta di poppa. Mi aggancio con un piede ad un gradino in alluminio della scaletta e mi allungo nella corrente. Che è forte come quella di un fiume in piena, una massa d’acqua che viaggia a svariati nodi all’ora. Se il piede scappa sono guai.

La visibilità è eccezionale. Mi guardo intorno con un po’ in apprensione… Poi lo vedo, sulla destra, ad una quindicina di metri di distanza. Le grandi pinne pettorali distese, con le macchie bianche che si stagliano sul corpo nocciola. Nuota apparentemente senza sforzo, attorniato da alcuni pesci pilota, è un autentico feudatario del mare.

Passa lontano, guardingo, e poi sparisce nel blu. Mi guardo dietro le spalle, di lato, nervoso.  E compare ad un paio di metri da me, arrivando da dietro, alla mia destra. Questa volta mi sfila davanti a pochi centimetri. E’ bellissimo. Un grande squalo del blu dal nuoto regale. Scompare ancora una volta dal mio campo visivo. Poi lo vedo di nuovo… ma… no! è più piccolo… È un altro! Sono DUE Longimanus! Questo è più piccolino, meno di due metri. Ma ugualmente elegante.

Me ne sto lì un bel po’, gongolando a vederli passare avanti indietro. Questi sono gli spettacoli che preferisco.

Quando esco, a parte qualche sguardo di riprovazione, capisco di aver creato un precedente: il Longimanus è entrato nelle fantasie subacquee di tutti gli ospiti di bordo (non dell’equipaggio egiziano, che manifesta un autentico terrore nei confronti del grande squalo). E infatti iniziano le pianificazioni per l’immersione delle 6.30 del mattino successivo – i pensieri nell’aria sintetizzabili più o meno così “Chissenefrega del plateau sommerso, del pesce napoleone e dell’arco con la ridicola tomba dell’elfo a -55, vogliamo vedere i Longimanus!”. E’ previsto un giorno e mezzo qui a Elphinstone: non ci sarà spazio per la noia…