“Pizzini” maldiviani
Pubblicato: 13 marzo 2014 Archiviato in: immersioni, Squali, Viaggi subacquei | Tags: crociera subacquea alle Maldive, immersioni, immersioni con squali, immersioni Maldive, Squali Lascia un commentoIl due alberi da crociera è pigramente ormeggiato nelle calme acque della laguna, da qualche parte nell’atollo di Felidhoo. Il venticello caldo carico di salsedine è piacevole. Mai quanto il tonno crudo condito con olio e lime che ho in bocca. Un malcapitato tonnetto pescato dall’equipaggio della barca poche ore fa, mentre noi subacquei eravamo in immersione nella pass di Fotteyo, e loro attendevano la nostra riemersione ingannando l’attesa con la pesca.
Fotteyo. Fugace, nella mia mente si riforma l’immagine dei grandi squali grigi che nuotano indolenti nella corrente; sullo sfondo, la formazione di 25-30 aquile di mare che incede regalmente nel blu, in formazione perfetta. Io, ancorato a un blocco madreporico per non essere trascinato via dalla forte corrente, che assorbo immagini mentali (e azoto).
Il tonno crudo è delizioso.
La rivista Sub ha pubblicato un nostro articolo sugli squali delle Azzorre!
Pubblicato: 2 marzo 2014 Archiviato in: Squali, Viaggi subacquei | Tags: Immersioni Azzorre, immersioni Azzorre Cetacean Watching Azores, immersioni Banco Condor, immersioni con squali, squali blu Lascia un commentoCi eravamo dimenticati di dirvelo: la rivista “Sub”, importante testata di settore, lo scorso dicembre ha pubblicato un nostro articolo! E’ un vero onore, per noi.
L’articolo parla di Azzorre e di incontri con gli squali blu, cioè le nostre amate verdesche, sul Banco Do Condor, al largo delle isole di Pico e Faial.
Ecco il link all’articolo apparso su SUB di Dicembre: buona lettura!
Che bella pelle hai, squalo volpe
Pubblicato: 19 gennaio 2014 Archiviato in: immersioni, Squali, Viaggi subacquei | Tags: crociera subacquea in Mar Rosso, diving, immersioni con squali, Mar Rosso, Squali, squalo volpe Lascia un commentoDaedalus Reef è lì, piantato nel bel mezzo del Mar Rosso egiziano, con il suo celebre faro, un po’ surreale come il lungo pontile che consente di raggiungerlo dal mare, superando i coralli.
Ma non è il faro il motivo principale per cui ci siamo spinti fin qui in crociera subacquea: lungo le ripide pareti di Daedalus Reef si infrangono forti correnti ricche di nutrienti e la vita sottomarina, di conseguenza, è ricchissima. Immergendosi in questo posto si può incontrare di tutto. In particolare, è uno dei pochi siti subacquei al mondo dove si hanno discrete probabilità di incontrare lo sfuggente squalo volpe. Un animale d’alto mare, che ama il blu e la profondità.
Il raro squalo volpe… è lui, e solo lui, che ho in mente, mentre mi preparo per l’immersione con Alfonso e consorti.
Vestizione, passaggio sul gommoncino, micro-traversata un po’ rocambolesca tra onde e spruzzi (come quasi sempre) e poi, finalmente, GO GO GUYS! Si va in acqua. Rapida discesa, giù veloci. Ci siamo tutti? OK, si inizia ad esplorare il reef, rimanendo intorno ai -25 metri. A rischio di perdermi le bellezze di qualche corallo molle, io, più che al reef, bado al blu dalla parte opposta: è da lì, dalla caduta esterna, che può arrivare quanto di più interessante possono riservare queste acque.
Bam! Lo vedo! E’ lui: una sagoma snella e sinuosa, 15-20 metri sotto di me. Rapido cenno d’intesa con gli altri: in un attimo svuoto i polmoni e sprofondo per raggiungere la quota dello squalo (e chi ha il Nitrox…aloha! Non ci può venire…ecco perché io non lo uso mai).
Ci gira intorno, lo squalo volpe, e sua la pelle è blu cobalto, sericea, con riflessi metallici. Io non ho mai visto una pelle così sottile e dall’apparenza setosa. In una parola: bellissima.
La lunga coda dello squalo volpe si muove morbida, flessuosa (e adesso quelle storie di pescatori decapitati dalla sua coda mi paiono più che mai assurde). Sto immobile e cerco di respirare il meno possibile per non infastidire lo squalo: si sa, è un timido. Come la maggior parte dei suoi simili, ci studia un po’, scivolando nel blu intorno a noi, poi, dopo qualche minuto, decide di andare. E così s’allontana: una sagoma scura che veleggia lontano nella corrente.
Sparito. Un sogno blu.
Odio il freddo, ma parecchio, anche se…
Pubblicato: 5 dicembre 2013 Archiviato in: Apnea, Delfini, immersioni, Viaggi subacquei | Tags: Apnea, apnea con cetacei, apnea con i delfini, immergersi con cetacei, immersione con delfini, immersioni Lascia un commento…se potrei tollerarlo per immersioni come questa: beluga!
(Prima o poi accadrà…è che tocca andare in Alaska nel periodo giusto)
Crash dive!
Pubblicato: 30 gennaio 2013 Archiviato in: immersioni, Strane storie di mare e di acqua, Viaggi subacquei | Tags: Azzorre, Cetacean Watching Azores, CWAzores, immersioni, Immersioni Azzorre, tempesta perfetta Lascia un commento“Le condizioni marine non sono buone, non si può andare a cercare gli squali (a 22 miglia nell’Oceano, ndr). Se volete facciamo una immersione nel canale tra Pico e Fajal.” dice Martin con un sadico sorrisetto.
Così, caricate le attrezzature e saliti a bordo, sotto un cielo grigio da tempesta perfetta, Justin guida il gommone verso l’uscita del porto. L’acqua sembra melassa, ma appena superiamo il fanale di segnalazione, vento e onde iniziano ad arrivare da tutte le parti. I fondelli delle bombole mettono a dura prova il pagliolato del gommone, le pinne fanno concorrenza ai pesci volanti e noi subacquei sembriamo turisti sul toro meccanico al Lunapark…yooooohooooo! Ecco cosa intendeva Martin con il suo sorriso sadico: il rock & roll era dietro l’angolo, ma noi di Stobenenelblu l’avevamo già capito!
Durante il breve tragitto penso a come indossare jacket e pinne senza finire fuori bordo, ma non mi viene in mente niente. Alla fine, in qualche modo, raccattiamo e indossiamo tutti i pezzi…
Ci buttiamo e pinneggiamo a capofitto verso il cappello della secca Baixa do Sul a circa 7 metri per iniziare il solito giro a spirale intorno al pinnacolo, prima a scendere e poi a salire. La corrente si sente ed il moto ondoso pure. Le onde si avvertono fino ad una profondità pari a metà della loro lunghezza (d’onda appunto). Murene, scorfani ed altra fauna costiera più qualche barracuda sono stati gli avvistamenti, per il resto non mi ricordo quasi niente, intento com’ero, come la gran parte dei subacquei, ad arrampicarmi sugli scogli per contrastare la corrente ed evitare i vermocani (a migliaia sulle rocce della secca).
Dopo 45 minuti di immersione risalgo con un primo gruppetto, un tedesco a cui si è rotto il manometro finisce l’aria e si attacca alla guida.
In superficie è ancora peggio, mi tolgo il jacket e Justin lo salpa in un attimo.
Cicatrici di schiuma bianca contenevano i marosi che sovente si abbattevano sul fasciame (questa è un po’ alla Melville ma mi piaceva anche se fuori luogo…..anche perchè i gommoni non ce l’anno il fasciame!). Comunque… il beccheggio rende veramente impegnativa la salita a bordo, io ci riusco al terzo tentativo, Raffaele al secondo. In acqua una guida cerca invano di spingere verso l’alto una ragazza svizzera, senza troppi convenevoli le afferro l’avambraccio e l’incavo del ginocchio e la salpo sul tubolare. Arriva il mal di mare ma resisto. Dopo un po’ anche gli altri sono a bordo e Justin dirige alla massima velocità casa. Visto da fuori il gommone deve sembrare un sasso piatto lanciato da un ragazzino che rimbalza sull’acqua.
Superiamo il fanale e come per incanto torna la quiete. L’ormeggio è fluido, il gommone si muove preciso come se fosse su di un binario invisibile, nessuno parla. Lo stesso cielo grigio ci accompagna mentre trasportiamo le attrezzature verso il Cetacean Watching Azores per il rituale del risciacquo. E’ curioso vedere dei subacquei vestiti di tutto punto fermi sulle strisce pedonali per raggiungere il diving.
E così, un po’ tuonati ma pieni di Oceano, il mio socio di mare Raffaele alias RockZen ed io ci incamminiamo sulla strada polverosa che percorriamo quasi ogni mattina. E che stavolta ci porterà verso il Baia Da Barca, dove a bordo piscina ci aspettano le nostre allegre famigliole.
Queste sono le Azzorre ragazzi!
In apnea con i delfini
Pubblicato: 22 agosto 2012 Archiviato in: Apnea, Delfini, immersioni, Viaggi subacquei | Tags: Apnea, apnea con cetacei, apnea con i delfini, Balene, Cetacean Watching Azores, CWAzores, grampo, immergersi con cetacei, Immersioni Azzorre, immersioni con i delfini, nuoto con i delfini, Pico 2 commentiQui alle Azzorre fare apnea con delfini ed altri cetacei, o semplicemente nuotare assieme a loro guardandoli con la maschera dalla superfice, è una realtà. Una bella realtà.
C’è di tutto: ci si può immergere con tursiopi, delfini comuni (che poi così comuni non sono), grampi, stenelle maculate e stenelle striate, tanto per citare i cetacei più frequenti. Se non fosse per una legge portoghese che esclude l’immersione con un tot di cetacei, legge che accetto ma che odio profondamente con tutto il mio essere, ci si potrebbe immergere anche con balene pilota e pseudorche (e anche con l’orca, visto che ogni tanto si fa vedere), animali considerati potenzialmente aggressivi. Ma tant’è, non capisco ma mi adeguo.
Per evitare di disturbarli, è vietato immergersi pure con i grandi cetacei (capodogli, balenottere azzurre e compagnia bella): si possono vedere dalla barca, anche da molto vicino, facendo whale watching. Però niente incontri subacquei a meno di non essere ricercatori o documentaristi. Anticipo che Aqua2O ed io stiamo lavorando su un progetto in tal senso…
Ma veniamo ai delfini. Dimenticate i telefilm melensi che guardavate da bambini, con i delfini in cattività, coccolosi e dalle pinne mosce: questi sono supervispi, fisicamente tosti e hanno carattere. Il che significa che se non hanno voglia di stare lì con voi se ne vanno. Sono animali dell’oceano, selvaggi e liberi – quanto di più invidiabile si possa per me desiderare essere
E’ divertentissimo. Si parte con il CW Azores su un gommone, armati di maschera, snorkel, muta e pinne. Si vola sull’oceano fino ad incontrare qualche branco di delfini. Attenzione, non è un incontro lasciato al caso: da terra, dalle postazioni un tempo utilizzate per avvistare le balene e segnalarle alle baleniere, ora operano avvistatori, molto più ecologici nello spirito, che indirizzano gli skipper in modo preciso. Poi ci si prepara, ci si avvicina al branco di cetacei e al segnale dello skipper si entra in acqua, due alla volta.
Ora siamo qui, proprio a qualche miglia da Pico, a ripetere quest’esperienza. Il mio compare Aqua2O ed io siamo prontissimi. Facciamo vari tentativi, tutti a vuoto, di entrare in acqua con un branco di grampi (cetaceo bellissimo – vedi foto), che dopo essersi lasciati avvicinare con la massima tranquillità in mattinata, oggi puntano il muso al largo ogni volta che il gommone si avvicina. Non hanno voglia. Poi incontriamo un branco di tursiopi. Sono grandi, massicci e quasi neri. Ok, ci accettano, riusciamo ad accostarci al branco. Bene, vediamo come se la cavano questi delfini delle Azzorre con l’apnea.
Mi ventilo mentre ci avviciniamo. Monopinna ai piedi, maschera, GoPro accesa…sì, respirone finale e…GO! giù subito nel blu! Ho provato quest’esperienza varie volte e ho ormai le mia tecnica un tantino elaborata, consigliatami da Michael Costa, lo skipper più skipper dell’isola di Pico, con queste esatte parole: “Tu che sei un apneista, vai giù, scendi ignorandoli ed esegui della capovolte, delle evoluzioni, nuota sott’acqua, ma fai finta di niente: vedrai che loro verranno da te”. (Un po’ come bisognerebbe comportarsi con le donne, no?)
E così faccio. E loro si avvicinano, vengono a curiosare, poi si allontanano, poi tornano ancora. Fanno dei suoni, che nel mio (miserabile) video si sentono. Provo anche ad imitarli, ma poi mi ricordo del detto milanese “panatè fa el to mestè”, sicché per evitare incomprensioni e gaffe linguistiche lascio perdere i tentativi di comunicazione.
Che altro dire? E’ bello, facile e coinvolgente. Se avete dei bambini che stanno bene in acqua portateceli, se potete, probabilmente gli cambierete per sempre la vita. In meglio. E se non li avete, andateci voi: è un grosso regalo, un’esperienza che va dritta al midollo spinale.
Principessa Alice fammi sognare
Pubblicato: 2 agosto 2012 Archiviato in: immersioni, Squali, Viaggi subacquei | Tags: Cetacean Watching Azores, CWAzores, Immersioni Azzorre, immersioni con mante, immersioni con mobule, immersioni con squali, Immersioni sul Banco Principessa Alice 2 commentiPrincipessa Alice: vent’anni, occhi verdi, gnocca, residente su una torre altissima, in attesa di essere liberata.
E’ questo che vi aspettate?
E invece no: Principessa Alice (o Princess Alice per le carte nautiche internazionali) è un “banco”, una vasta altura sottomarina che si erge da un fondale distante migliaia di metri per arrivare fino a circa 30 metri dalla superficie, a 50 miglia nautiche dalle Isole Azzorre.
Come una vera principessa, sa farsi desiderare: per raggiungere Princess Alice occorrono due ore abbondanti di navigazione in pieno Oceano Atlantico, non sempre gentile verso i Sapiens Sapiens. Non raccontiamoci frottole: anche se gli amici del Cetacean Whaling Azores fanno il possibile per rendere il più confortevole possibile la navigazione (che è super-professionale, con tanto di pic-nic a bordo compreso), arrivarci non è comunque una passeggiata.
Ma poi, ne vale la pena? Eccome. Perché, come un’avvenente pricipessa in carne ed ossa, anche questa particolarissima principessa offre molto a chi si mostra capace di raggiungerla: è il mare delle meraviglie.
Qui, nel mezzo del nulla, dove la terraferma è solo un ricordo, l’oceano pullula letteralmente di mobule (la mobula è la parente più piccola della manta; stiamo comunque parlando di pesci con un’apertura alare tra i 2 e i 3 metri).
Le mobule si assembrano qui a decine e decine, non si sa esattamente perché, se per riprodursi, o perché è una “cleaning station”, un luogo dove trovano altri pesci pronti a liberarli dai parassiti, o forse perché è semplicemente un posto ricco di nutrienti. Fatto sta che lo spettacolo delle mobule di Princess Alice è unico: guardate questo video fatto con la mia videocamera d’assalto, la GoPro, e vi farete un’idea.
Veleggiando come aquile nelle acque sovrastanti la montagna sottomarina, le mobule accolgono i naviganti e i subacquei in superficie: grandi macchie color nocciola che vagano appena sotto il pelo dell’acqua.
Non appena t’immergi, le mobule ti raggiungono come un grande stormo di alieni subacquei, ti circondano, volteggiando in circolo intorno a te, sempre più vicine, anche a 30 cm dalla maschera. Uno spettacolo naturale incredibile.
Va peraltro detto detto che in queste acque si può incontrare di tutto: ogni genere di cetaceo e pesce pelagico, squali inclusi. Oltre a mako e verdesche, qui intorno alle Azzorre girano anche varie specie di squalo martello. E ogni tanto avvistano pure il bianco.
Nell’ultima immersione, tanto per dire, oltre a decine di mobule, ho visto una grande manta (Manta Birostris, la cugina più cresciutella), un branco di carangidi, qualche tonno e un gruppo di wahoo. Non male la principessa, no?
Colazione con lo squalo blu: la verdesca
Pubblicato: 30 luglio 2012 Archiviato in: immersioni, Squali, Viaggi subacquei | Tags: Cetacean Watching Azores, CWAzores, dove vivono le verdesche, Immersioni Azzorre, immersioni Banco Condor, immersioni con squali, squali blu, verdesche 3 commenti“Anyway, you are in the open ocean with wild animals, use your common sense”.
Così Martin, la nostra guida del C.W. Azores, chiude il briefing che prelude l’immersione alla ricerca di squali mako e verdesche. E poi via, si parte di mattina presto, direzione Banco do Condor, 22 miglia marine da Pico, isole Azzorre. Siamo in perfetto orario per portar la colazione agli squali: teste mezze marce di tonno e pesce serra, zuppa putrescente di interiora e sangue di pesce azzurro assortito. Ognuno ha i propri gusti, ok?.
Giornata fantastica, sole caldo e mare calmo. La Ginjinha (liquirino portoghese alle amarene) della sera precedente sembrerebbe completamente smaltita e la navigazione passa alla grande. Incontriamo anche un branco di delfini comuni e uno di stenelle maculate, roba che ti mette sempre di buon umore.
Una volta sul Banco di Condor, la prima verdesca arriva pochi minuti dopo l’inizio del rito della pasturazione. E’ un maschio adulto di dimensione seria, che punta deciso la testa di pesce serra lasciata a profumare le acque dell’Atlantico: la verdesca cerca d’azzannare ripetutamente il boccone, aggressiva. Alla fine ce la fa, la strappa dalla cima dopo una lotta senza storia con Martin, il divemaster under 25 più tosto delle Azzorre. Mi piace vedere quello squalo testardo che se la fila tutto contento con la testa di pesce tra i denti.
Peccato che poi non si veda più manco l’ombra di uno squalo per un bel po’… Dopo un’ora passata a dormicchiare sdraiati sui tubolari del gommone, nell’arco di i pochi secondi arriva un gruppetto di verdesche: e allora vai, sveglia! tutti in acqua!
Immersi nel blu. E’ il solito ipnotico spettacolo di eleganza: attenzione, dà completa assuefazione. Ci sono cinque belle verdesche, squali blu di lunghezza compresa tra i 2 e i 3 metri, che nuotano con noncuranza in mezzo a noi, gli alieni sgraziati giunti nel loro mondo pelagico.
In questo video la mia imperizia con la videocamerina GoPro nuova fiammante non rende giustizia a queste creature del blu profondo: nessuna videocamera, figuriamoci la mia, registra appieno il blu iridescente dei loro dorsi, che sotto il sole vira al verde smeraldo.
Questi sono i figli dell’oceano.
Azores, Ilha Negra, luglio 2012
Pubblicato: 28 luglio 2012 Archiviato in: Viaggi subacquei | Tags: Azzorre, Cetacean Watching Azores, CWAzores, immersioni con squali Lascia un commentoToh, Alfonso, guarda: abbiamo un blog!
Quasi ce ne dimenticavamo…
Ora, tornato alle mie amate Azzorre, a questi grumi di lava nel mezzo dell’Oceano Atlantico, torno anche al blog, ultimamente un po’ trascurato.
Ed eccomi ancora qui, sull’Ilha Negra, come i nativi chiamano l’isola di Pico, a fare immersioni in cerca di squali, cetacei, mante e quant’altro il selvaggio Oceano Atlantico ci vorrà regalare, in compagnia del mio amico Alfonso (alias Aqua2O), un altro matto come me. Materiale per il blog ne verrà fuori senz’altro.
Amo queste isole nere coperte di verde e circondate dal blu. Sento che un giorno verrò a vivere qui, dove sento più intenso il mio legame di sangue con l’oceano.
Traina ai delfini
Pubblicato: 6 Maggio 2012 Archiviato in: Apnea, Delfini, Strane storie di mare e di acqua, Viaggi subacquei | Tags: Apnea, delfini, immersioni con delfini, immersioni Maldive, Oman, tartarughe verdi Lascia un commentoL’Oman è un eccellente osservatorio per i cetacei. Lo apprendo dal mio ultimo acquisto, “Whales and dolphins of Arabia”, di Robert Baldwin. A quanto dice il libro, ben scritto, c’è veramente di tutto: balenottere comuni, megattere, svariate specie di delfino, focene…. L’Oman sembrerebbe un paradiso del mammifero marino. E di chi lo vuole osservare, anche se i cetacei sono di solito estremamente schivi con i subacquei.
E così gli Zen al gran completo affittano barca con annesso barcaiolo per una spedizione alla ricerca di qualche tipo di cetaceo. Si parte di buon mattino.
Il marinaio è un ragazzo omanita che conosce una ventina di parole di inglese. Noi conosciamo tre parole tre di arabo, quindi la conversazione equipaggio-clienti non è delle più brillanti. A bordo, viveri di conforto vari e macchina fotografica. E l’attrezzatura da apnea. Anche se, teoricamente, bisognerebbe osservare i cetacei dalla barca, FUORI DALL’ACQUA. Ma io preferisco essere pronto ad ogni evenienza: mica si può rischiare di essere colti impreparati di fronte a qualche incontro eccezionale, no? E poi ho un piano abbastanza strambo, che giace latente da anni nella mia testa di maniaco-ossessivo del mare e che potrebbe trovare realizzazione proprio oggi.
Si punta verso il mare aperto. Guardiamo speranzosi la superficie del mare appena increspata dal vento, come se da ogni onda dovesse sbucare Moby Dick. Ma, almeno per ora, niente.
Dopo un po’che vaghiamo nel mare omanita, vediamo una grande massa indistinta e tondeggiante che sbuca in superficie, ad una trentina di metri da noi. E’ qualcosa di semi-sommerso, scuro e lucente, che ondeggia placidamente tra le onde. Grido, indico, il barcaiolo non capisce l’inglese, ma è sveglio, rallenta. Aguzziamo la vista. A me sembra la testa di un globicefalo: li ho già visti, e a volte in effetti stanno così, con la testa a melone che sbuca parzialmente dall’acqua, a farsi dondolare pigramente dalle onde. Ci avviciniamo cautamente con la barca e mi rendo conto che non è la testa di un globicefalo, ma continuo a non capire cosa sia quella massa scura che ondeggia in superficie.
Poi di colpo capisco: due enormi tartarughe verdi che si stanno accoppiando. E noi, micidiali rompiscatole, siamo arrivati sul più bello. Valuto se entrare in acqua, poi mi dico che tutto ha un limite, e decido di lasciare stare le due tartarugone dal corpo verde scuro. La coppia, per non sbagliare, si immerge leggermente, nuotando in direzione opposta a noi. Al loro posto avrei fatto lo stesso.
Riprendiamo la ricerca dei cetacei. Marco inizia a stufarsi: la barca salta un po’ sulle ondine, non è il massimo della comodità. Cerco di distrarre Marco raccontandogli dei vari cetacei, dicendogli che deve stare attento e scrutare la superficie del mare per non perdersi un’apparizione fugace, bla bla bla. Per ora tiene.
Il barcaiolo intanto chiama via radio altri colleghi, per capire se ci sono branchi di cetacei da quelle parti. Pare di sì, dai suoi gesti. Partiamo decisi verso nord-est. Dopo un bel po’, quando le speranze stavano evaporando, vediamo le prime pinne dorsali che bucano la superficie: delfini. Pochi. Distanti. Non si capisce di quale specie. Ci muoviamo in zona con il motore al minimo. Ne vediamo altri, poi altri ancora: a poco a poco si rivela un branco enorme, sono centinaia. Ora sono sotto la barca, poi davanti, emergono a gruppuscoli. Sono delfini comuni. Si chiamano così, ma non è che siano poi così tanto comuni… Sono molto belli: il corpo è grande, bruno, striato lateralmente di bianco e marrone chiaro, con un tocco estroso dato da qualche pennellata di nero.
Adesso i delfini sono dappertutto, sbucano da ogni lato della barca. E allora decido di attuare rapidamente lo strambo piano latente nella mia testa. Annodo una cima di qualche metro di lunghezza all’anello di prua, mimo un gesto al marinaio (che annuisce, bah, chissà che cosa avrà capito), mi infilo la maschera e, tenendo l’altro capo della cima in mano, mi tuffo in mare sotto lo sguardo perplesso di moglie e figlio. E mi faccio trainare sott’acqua, stile esca per la pesca a traina al marlin.
Sotto di me, si apre un mondo: l’acqua è molto limpida e davanti, sotto, di fianco a me, è pieno di delfini che nuotano accompagnando l’imbarcazione. Sono molti di più di quanto non si immagini osservando quelli che appaiono in superficie. Qualcuno, più curioso, aggiusta la rotta per passarmi vicino ed osservarmi, a volte girando leggermente la testa verso di me. Il fatto che io mi muova con la barca vince la loro diffidenza, proprio come mi aveva detto, svelandomi un segreto del mestiere, un videoperatore che aveva lavorato per il National Geographic.
Sento i loro richiami, i loro suoni mi avvolgono. Il mare è letteralmente brulicante di delfini. Li vedo anche giù fino a trenta-quaranta metri di profondità. Sensazioni fortissime.
Dopo un po’, forse una decina di minuti, i delfini spariscono. E io torno in barca. Felice: quella vecchia idea balzana di farsi trainare da una barca non era per niente una bufala.