A casa di squali mako e verdesche


Qua stiamo parlando di immersioni oceaniche allo stato puro: squali mako e verdesche si trovano al largo delle isole Pico e Fajal, a circa un’ora di navigazione a velocità sostenuta dal porto di Madalena, la base del nostro diving, il CW Azores, a Pico. Isola che già di suo è nel bel mezzo dell’Atlantico.

Qui il blu non manca di certo. Ci si immerge su un pianoro che sale a 200-240 metri di profondità, da una base ben più fonda. Si arriva col gommone e subito si pastura. Ma parsimoniosamente: giusto qualche pezzo di pesce in un sacco traforato, con il condimento di una maleodorante zuppa di sangue, olio di pesce, acqua marina e interiora rigonfie che Martin, la nostra guida, strizza e dispensa con flemma olandese (e un certo gusto dell’orrido tipico dei vent’anni…). In termini di cibo, comunque, è poca roba rispetto alla massiccia pasturazione (“chumming”) vista fare altrove. Si vede che questi squali pelagici sono esseri frugali.

Siamo fortunati, dopo neanche dieci minuti arrivano le prime verdesche: eleganti fantasmi blu di due metri che iniziano a girare intorno alla barca. Quando il sole ne illumina il dorso, la pelle sembra cangiante e vira dall’azzurro intenso al verde e poi di nuovo azzurro. Ci si veste al volo con ovvia eccitazione e poi spluff! finalmente nel blu. Le verdesche arrivano dal basso con il loro nuoto sinuoso, sembrano materializzarsi dal nulla, il colore del dorso che si confonde con il mare. Mica per niente in inglese la verdesca si chiama “Blue shark”, squalo blu. Le verdesche si avvicinano molto, ti sfiorano con il muso e il corpo sottile, guardandoti con i loro occhioni un po’ acquosi e poi scivolano via alla ricerca di qualche frammento di pesce. Uno spettacolo ipnotico. Sono bellissime: verrebbe da portarsene una a casa, come cucciolotto domestico (peccato che sia un animale un po’ difficile da tenere in appartamento a Milano, in effetti).

All’improvviso con la coda dell’occhio vedo un missile argenteo che mi arriva alle spalle e mi supera. Mako! Mako! Mako! Due metri e mezzo abbondanti di squalo muscoloso, il nuoto veloce, vibrante, nervoso. Punta con insistenza al sacchetto di rete con dentro il pesce: sacchetto che gli viene puntualmente sfilato da sotto il muso dall’esperto skipper. Il mako nuota sicuro in mezzo a noi, l’occhio nero e i denti sporgenti che, quando viene dritto verso di te, ti fanno pensare per un momento “Opporcavacca”. Poi lui gira ad angolo retto, giusto una spanna davanti alla maschera. E in definitiva si fa gli affari suoi. Così per quasi un’ora  – credetemi, un’ora da sballo. Ma le immagini possono valere più delle parole. Queste le ha girate il mio compagno d’immersioni Pierre Couillaud, un ragazzo parigino con la stessa strana malattia per gli squali che mi ritrovo addosso io e con il quale ho condiviso questa esperienza.


Squali dell’Oman – Arrivo


Ore 14.00. Arrivati da nemmeno un’ora al resort.
“Non posso resistere a questa temperatura. Il mio sistema cardiocircolatorio non ce la farà”. Seduto al tavolo del ristorante all’aperto dell’Oman Diving Center, di fronte a Marco, mio figlio di sei anni, e a mia moglie Elisabetta, mi sforzo di dissimulare questi pensieri con un’espressione che vuole essere serena. E’ luglio. Ci sono circa 45°. E’ umido. Non si respira. Avverto la fatica profonda dell’organismo.
Quando ci tuffiamo nelle acque antistanti del resort che ci ospita, sorpresa! L’acqua è caldissima. Zero refrigerio.In sintesi: alla temperatura da forno non si scappa da nessuna parte. Il mio mitico Suunto D4 non mente: l’acqua è 37°. Incredibile. Mai sperimentato nulla di simile.
Questo è l’Oman d’estate.
Il piccolo resort dell’Oman Diving Center (tutto di proprietà del Sultano, tanto per gradire) è situato al fondo di un lungo fiordo, a qualche decina di chilometri da Muscat, la capitale. Certo, il termine “fiordo” fa venire alla mente acque gelide, qui ovviamente siamo agli antipodi. Tutta la linea costiera della zona della capitale si conforma così: un dedalo di fiordi e isolette, con mare poco profondo. La roccia è aspra, tagliente, di colore chiaro. Cade a picco nel mare e ogni tanto si apre in calette sabbiose. Vegetazione praticamente assente. Il paesaggio è piuttosto bello. Peccato per qualche grosso cantiere che si intravede qua e là: costruiscono, prevalentemente alberghi di buon livello. Ma la costa è ancora ragionevolmente selvaggia. Posto interessante. Sono qua in cerca di roba grossa: squali e cetacei – pare ce ne siano parecchi.